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Metti di essere un padre di famiglia che può aiutare i propri figli.
Metti pure che uno di loro abbia più bisogno degli altri.
Da buon padre/madre di famiglia quale sei, da quale tra i figli partirebbe il tuo sostegno?
E ancora. Chi ha più bisogno di aiuto, colui che percepisce un reddito, per quanto modesto possa essere, o chi un reddito non ce lo ha?
Le risposte che ti sei dato sono quelle del buon padre di famiglia.

Cambiamo scenario ma non argomento.
Osserviamo gli interventi del Governo, cioè il linguaggio della politica in tema di sostegno alle famiglie.
Constatiamo che esso è rivolto unicamente ad un target sociale legato al mondo del lavoro. Parla cioè ad una parte minoritaria della società.
Dei senza reddito e senza rappresentanza, comunque persone in carne ed ossa, nessuno sembra preoccuparsene. Eppure sono lì, inermi come il pietrisco delle cave in attesa che qualcuno si accorga della loro esistenza, mentre vecchi ottuagenari o vetusti politici, manager e incaricati, sbavano tra scandali e ruberie, doppi e tripli incarichi, incassando lauti vitalizi, liquidazioni e pensioni da sogno.
Il governo dice di voler aiutare le famiglie e per questo concede anche per il 2018 un bonus di 80 euro al mese in busta paga per coloro che percepiscono un reddito compreso tra 8.000 e 24.600 euro (Legge di Bilancio 2018).
E quelli che hanno meno di 8.000 euro/anno perchè ne vengono esclusi?

Quanto giusto ed equo è dare 80 euro al mese a chi ha un reddito da lavoro di 26 mila euro e negarlo a chi, per esempio, ne ha uno di appena di 2 o 3 mila euro/anno?
Non hanno quest’ultimi, più degli altri, bisogno di aiuto? Che è come dire, volendo intervenire in tal senso, non è proprio da quel 2 o 3 mila euro che bisogna partire?

E degli invisibili, cioè di coloro che non hanno un lavoro e di conseguenza non hanno neppure un reddito, ne vogliamo parlare?

Questo accade perchè, da un lato l’intervento è viziato da comportamenti condizionati da un ritorno del consenso elettorale, dall’altro perchè la politica concepisce la società in cui viviamo come la società del lavoro e interviene quindi con misure di politica economica legate ad un mondo organizzato e funzionale al lavoro. Un mondo superato che non c’è più.
Sicchè, se hai una busta paga hai anche un bonus che si traduce in privilegio, se non ce l’hai … arrangiati!
Non si abbattono le disuguaglianze con mancette per pochi, servono diritti per tutti!

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