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La notte del 13 agosto del 1961, la DDR (Deutsche Demokratische Republik) con un gesto unilaterale, adottò misure di sbarramento lungo la linea di demarcazione tra il settore orientale e quello occidentale della città di Berlino. L’ordine era di sparare a vista per chiunque avesse tentato l’attraversamento. All’alba di quel giorno, le mogli si ritrovarono separati dai mariti, i figli dai genitori, i nonni dai nipoti e gli anziani privati dell’aiuto dei parenti. Quello che fino a qualche giorno prima sembrava essere solo un timore divenne realtà e il mondo restò annichilito.

La preoccupazione che qualcosa sarebbe accaduta era nell’aria da tempo. Nei mesi di giugno e luglio e poi fino ai primi di agosto del 1961 i titoli dei giornali di Berlino Ovest riportavano sempre le stesse notizie: annunciavano giorno dopo giorno il numero sempre crescente dei profughi che della Germania orientale si facevano registrare nel campo di accoglienza occidentale di Marienfelde. Entro fine anno si calcolava un esodo di oltre mezzo milione di persone.

Il 13 agosto del 1961, la “guerra fredda” raggiunse il suo apice e la “cortina di ferro” irruppe nella storia degli uomini condizionando i rapporti geo-politici tra due grandi blocchi e due visioni del mondo: ad Est i comunisti, il loro socialismo reale e la pianificazione economica; ad Ovest l’Occidente libero e democratico con l’economia di mercato. La storia che ne seguì, la stiamo vivendo.

Si iniziò in tutta fretta quel 13 agosto stendendo reticolati lungo la linea di demarcazione, sostituito nei mesi a seguire dal muro di Ulbricht. Un popolo venne diviso recingendo una parte di esso in un grande carcere a cielo aperto, senza che nessuno avesse potuto scegliere se stare da una parte o dall’altra. Per la DDR erano misure “necessarie”, per fermare l’emorragia di profughi che scappavano a migliaia ogni giorno da Berlino Est; per la Repubblica Federale era semplicemente voglia di libertà e ricongiungimento con la famiglia. Comunque sia, era un vero e proprio esodo, ma anche la prova, che un “clan di fanatici comunisti” come li defini Ernst Lemmer, “domina col terrore su 17 milioni di tedeschi.”

In definitiva una chiara ed inequivocabile violazione dei diritti umani che provocò orrore e disprezzo in occidente, mentre per la propaganda comunista erano solo “misure di protezione della pace” per “contribuire alla distensione internazionale”. E pensare che una settimana prima, cioè l’8 agosto del 1961, Krusciov da Mosca, in un discorso alla nazione tranquillizzava i cittadini della Germania dell’Est rassicurando loro che mai avrebbe avallato l’idea di separare Berlino Est. Mentì.

La Bernauer Strasse, una delle strade simbolo del “Muro di Berlino” dove si sono consumati, a volte tragicamente, gli aneliti di libertà, si ritrovò, all’indomani delle misure di sbarramento, con i profili dei palazzi a Berlino Est mentre i marciapiedi con la strada a Berlino Ovest. Nei giorni successivi al 13 agosto dovettero murare dapprima porte e finestre dei piani bassi per impedire le fughe e a seguire quelle dei piani alti che affacciavano sulla strada, dove, pur di fuggire, i berlinesi della DDR si lanciavano su teloni o materassi di fortuna messi li dai berlinesi dell’Ovest. Le scene, immortalate dagli scatti fotografici, facevano il giro del mondo per documentare la barbarie di un regime che si definiva “Patria dei lavoratori”.

Le fogne di Berlino, i tunnel sotterranei, il fiume Sprea, la linea di sbarramento tra reticolati e cavalli di frisia o le carrucole su cavi d’acciaio posti da un palazzo all’altro lungo la linea di demarcazione, divennero le vie di fuga di giovani temerari che cercavano in tutti i modi di fuggire ad Ovest.

Molto spesso si cadeva sotto i colpi della polizia di frontiera come accadde a Peter Fechter, un giovane manovale diciasettenne che approfittando del suo lavoro al confine, decise la fuga. Fu intercettato e colpito dai Vopos (Polizia popolare della DDR). Lasciato sul terreno senza aiuto per oltre un’ora, tra le suppliche dei berlinesi dell’Ovest ad intervenire e i silenzi impassibili delle guardie di frontiera ad Est. Solo dopo che fu dissanguato il corpo del poveretto venne rimosso dalle guardie confinarie di Pankow. Non si conosceva la sorte fino a quando da una finestra di un palazzo di Berlino Est comparve un lenzuolo con scritto: “E’ morto”.

Il 9 novembre del 1989, il muro di Walter Ulbricht cadeva segnando la fine della Cortina di ferro. Il popolo tedesco si ritrovò unito e, un anno dopo, il 3 ottobre del 1990, ebbe inizio la riunificazione delle due germanie in un’unica nazione.

Galleria fotografica del Muro di Berlino

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