“Siate ribelli”, dicevi. Una invocazione che il più delle volte è stata letta o ascoltata distrattamente dai modugnesi, senza voglia di capire né tanto meno desiderosi di comprendere il portato culturale che il messaggio in sé trasmetteva. Né tanto meno l’invocazione, può essere sminuita e ridursi a mera esortazione comportamentale, priva cioè di un ragionamento socio-politico, senza il quale risulterebbe una semplice enunciazione priva di qualsivoglia fondamento culturale.
Sappiamo tutti che così non è. C’è dell’altro. E solo indagando “quell’altro” nel suo insieme, potremmo avere ben chiaro e fino in fondo il senso di quel “siate ribelli”. Appunto.
Basterebbe, per esempio, ripercorrere la tua esperienza di vita politica come deputato della Repubblica Italiana a partire dal 1994, e, come sindaco della Città di Modugno per ben due volte, nel 2013 e 2015. Ma soprattutto spulciando dentro la tua articolata carriera in magistratura come Pubblico Ministero, seguendo le tracce che ti hanno visto protagonista di intricate vicende giudiziarie nazionali ed internazionali assumendo posizioni spesso scomode e pensieri eterodossi. Penso al Disastro della Moby Prince del 1991 a Livorno; le vicende poco chiare avvenute lungo la dorsale adriatica in acque internazionali nel 1993-94 e la tua richiesta come deputato, di una Commissione d’inchiesta Parlamentare sui fatti accaduti in quelle acque a diversi pescherecci pugliesi (“Antonio e Sipontina” di Manfredonia nel 1993, “Francesco Padre” nel 1994 e nello stesso anno i pescherecci “Sirio”, “L’orizzonte”, “La stella del mare”, “La città di Taranto” e “Modesto Senior”, tutti di Molfetta); l’inchiesta sulla morte di Palmina Martinelli del 1981, bruciata viva a soli 14 anni perché si era rifiutata di prostituirsi. Un caso di cui hai raccolto in prima persona, direttamente dalla voce della giovane donna, il suo atto d’accusa, prima che spirasse. Un caso che ti ha segnato per tutta la vita. E poi la vicenda giudiziaria del crollo della scuola di San Giuliano di Puglia del 2002, nella quale morirono 27 bambini e una maestra, quand’eri alla Procura di Larino, Senza dimenticare la mole di scritti in difesa della Carta Costituzionale; i tuoi lavori “Il libro della Costituzione”, edizione Sudcritica, giugno 2002, il “Codice breve del razzismo fascista”, edizione Sudcritica e… ancora, ancora.
Insomma, servirebbe un puntiglioso lavoro di rivisitazione e risistemazione di un corpus letterario, che mi auguro venga fatto, anche con il sostegno delle istituzioni, affinchè esso divenga, se la famiglia lo vorrà, patrimonio pubblico, per essere preservato, custodito e reso fruibile alle future generazioni di studenti, ricercatori, politici e cultori della materia, come penso avrebbe voluto. Ma anche un modo, quest’ultimo, per riconoscere il suo valore, l’acume intellettuale, la genialità politica che lo ha sempre contraddistinto, schierato a fianco dei deboli e diseredati in nome della Giustizia e Libertà.
Chi ha ironizzato su quella invocazione, “siate ribelli”, certamente non ha vissuto il civismo della politica modugnese degli anni novanta del secolo scorso, il protagonismo dell’associazionismo e le grandi assemblee democratiche traboccanti di cittadini desiderosi di far sentire la propria voce. E quindi neanche i dibattiti disseminati in ogni angolo di Modugno che hanno preceduto l’approvazione dello Statuto Comunale, intriso com’è di Istituti di partecipazione alla vita politica e sociale modugnese, frutto di quella stagione politica, dalla quale Modugno, a mio avviso, non si è più completamente ripresa se non per un frangente.
Ecco Nicola, adesso che non ci sei più voglio dirlo pubblicamente perchè me ne dai l’occasione.
Come ben sai, vengo da quella “Primavera” fatta di sogni ed entusiasmo.
I miei prodromi politici sono ancorati agli insegnamenti appresi durante le tue lezioni magistrali del venerdì ai tempi della “Pantera nera”, nelle assemblee tenute nei luoghi più disparati, ivi compreso il tuo studio o quello del dott. Francesco Del Zotti.
Pertanto chi quella stagione non l’ha vissuta, come può comprendere il valore e il peso politico di quelle parole. “Siate ribelli”. Appunto.
Ma ci sono stati anche personaggi che hanno voluto dolosamente sminuire la portata di quella esortazione per ottenere un mero ed effimero vantaggio elettorale o peggio ancora, hanno ironizzato per vile risentimento personale. Una sorta di rivalsa politica inseguita senza successo.
Ma c’è anche chi è caduto nella trappola della semplificazione e invece di lavorare e comprendere ha preferito banalizzare le tue parole e farle cadere nel vuoto. Esattamente come accade per le discussioni mai sopite sulla diade fascismo-antifascismo. Anacronistico, si dice e per questo inutili. Senza preoccuparsi però di quello che siamo, del post-fascismo che viviamo e del pericolo che esso possa sconfinare in un revanscismo politico che annacqui la resistenza, la costituzione, la lotta partigiana, la giustizia e la libertà. Quella “Libertà” da scrivere con la pece ovunque sui muri, in modo indelebile affinchè sia impossibile cancellarla, come fecero i giovani appartenenti al gruppo della Weiße Rose nella Germania Nazista, prima di essere scoperti, processati e condannati a morte da un giudice in un processo farsa e finire la loro giovane esistenza ghigliottinati.
Quella “libertà” per cui ti sei sempre speso per tutta la vita. “Siate ribelli”. Appunto.
Non abbiamo capito che la tua esortazione “siate ribelli” in realtà altro non era che un insegnamento politico rivolto soprattutto alle giovani generazioni fatto in nome della LIBERTA’. Quella scritta con la pece. Indelebile.
Un invito a tenere un atteggiamento intellettualmente onesto e critico verso il potere ed essere pronti a forme di resistenza individuale, laddove necessario, di contrasto all’autorità costituita.
La ribellione per Nicola Magrone, ricordiamolo, inevitabilmente si connota come forma di resistenza individuale che richiede a sua volta una scelta che non può essere che etica, ancor prima che politica e perciò, per esercitarla, è necessario essere liberi.
Ecco quindi che l’esortazione “siate ribelli” altro non è che un vero e proprio inno alla libertà, quella libertà che ti consente di fare scelte etiche scevre da ogni dogmatismo morale o religioso, superando il limite di ogni forma di appartenenza.
Il tema del rapporto individuo-organizzazione, è una costante del pensiero magroniano che ritroviamo in tutta la sua produzione letteraria, ben presente in chi ha frequentato il “bar Silone” o letto le sue lezioni e conversazioni con Mario Dilio.
Per questo conosciamo la sottile differenza che passa tra una scelta morale, condizionata da processi di adesione o distacco da precisi sistemi ideologici e quella generata da persistenti tensioni etiche.
Parafrasando “La fine della storia”, del politologo statunitense Francis Fukuyama, dopo la caduta del Muro di Berlino, è forse azzardato affermare che la morte di Nicola Magrone decreta la fine della politica modugnese?