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I poeti e gli artigiani, i signori e i contadini con orgoglio di italiani giuran fede a M…

Era l’inno degli italiani durante il ventennio. L’hanno cantata tutti “Giovinezza”. O quasi. Alcuni vorrebbero farlo ancora oggi, ma Scelba glielo impedisce.

Lo scorso 10 aprile, il Parlamento Europeo ha adottato ad ampia maggioranza una risoluzione in cui “esprime sgomento per la violazione persistente, sistematica e deliberata della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali in Ungheria”. Lega e Fratelli d’Italia hanno votano contro. Gli amici vanno difesi, anche se si tratta dell’Ungheria di Orban, dove i detenuti vengono condotti nelle aule di tribunale in catene, al guinzaglio, come fossero animali, con ceppo ai polsi e alle caviglie.

E’ questa l’ Europa che vogliamo?

Gli ungheresi scendono in piazza, come nel 56’. Allora per fermare i carri armati sovietici, oggi Orban.

E in Italia? L’aria sta cambiando.

La riforma costituzionale del premierato che scommette sul capo e penalizza il Parlamento è alle porte, l’autonomia differenziata pure. Il Governo Meloni, dopo aver messo a tacere la stampa, presa la RAI, occupati i posti del potere, manganellato la protesta degli studenti e imbavagliata la dissidenza, avvia la nuova era.

I partiti svuotati e delegittimati da una legge elettorale sciagurata (#Rosatellum), che ha generato una frattura nel corpo politico e incrinato pesantemente il rapporto fiduciario tra rappresentanti e rappresentati, sono distanti e annichiliti. Incapaci di articolare una risposta adeguata ed unitaria, mobilitando il mondo del lavoro, della scuola, della cultura, dell’arte e delle professioni, per fermare una deriva che assume ogni giorno di più sembianze autoritarie.

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