A Modugno c’è una fontana ornamentale.
Sembrerebbe un’affermazione banale, se non fosse per il fatto che è l’unica. E’ stata fatta recentemente con i lavori di riqualificazione urbana di Piazza Pio XII.
Le Piazze! Oh queste Piazze a Modugno, non immaginate dalla politica, figuriamoci poi se capite. Aperte al traffico, usate come parcheggio, trafitte nella loro intimità, distorte nella funzionalità, trasandate e a volte illuminate come fossero “macellerie” per darle un tono di modernità. Vederle ridotte così nel centro storico poi, è come un pugno nello stomaco. Che tristezza!
Un “vecchio” magistrato eletto sindaco ne ha fatta una, forse due e tanto basta per poter dire: allora si può fare!
Le Piazze, sono isole di libertà, dove camminare liberamente senza rischiare di essere travolti da auto o motorini. Riserve urbane produttrici di silenzi e di socialità, dove le persone, i modi di pensare e le diversità si incontrano e si raccontano. Chi le frequenta dà sempre qualcosa che ha e prende talvolta dagli altri ciò che gli manca. Come l’amor platonico in Simposio. E’ sempre così (never ending). Da sempre. Un gioco a somma positiva. Non è poco! Per questo devono essere come il giardino della tua casa, belle e pulite!
Ma non è di questo che intendevo parlare. Mi affascina lo zampillo di quella fontana e in linea di principio di tutte le fontane perchè sottende un’altra riflessione a cui voglio accennare.
Gli zampilli delle fontane sono come le nuvole di Faber. Vanno, vengono. E’ stupefacente osservare l’indeterminismo dello zampillo e seguirne il loro imprevedibile divenire; oppure seguire la formazione delle nuvole o i flutti marini che salgono e scendono incessantemente.
Altra cosa è il prevedibile scandire del determinismo meccanicistico delle lancette di un orologio o l’alternarsi delle stagioni, del giorno e della notte. Alle dieci già sappiamo che dopo un’ora saranno le undici.
Qualcuno ha pensato con la caduta del Muro di Berlino, della Cortina di ferro e la fine dei totalitarismi del XX secolo, significasse la “fine della storia” (F.Fukuyama) e la perdita di senso del suo divenire. Tutto si è compiuto e quindi la storia è finita. Ma ci siamo ritrovati l’11 settembre, il fondamentalismo religioso e il Bataclan. Adesso la pandemia. E la storia riprende il suo corso. In realtà la Storia non si è mai fermata nè mai si fermerà.
Ma allora, la vita delle persone, e in linea di principio le società, si muovono seguendo lo zampillo di una fontana o le lancette di un orologio?
Alcuni pensano che la scelta sia tra sinistra e destra, altri ancora tra destra e sinistra vagheggiano una mitica “terza via”, e recentemente sui social network un ex sindaco di “sinistra” tornato alla ribalta, con un post conia una nuova categoria del politico e dice di essere con i “semplici” e gli “umani”.
Ora, senza entrare nella “querelle” emersa in quella che viene definita “sinistra” modugnese (quando volano gli stracci è meglio tacere), credo invece quanto affermato da Karl Popper. Ci sono solo due tipi di società, e queste possono essere aperte o chiuse.
Le società aperte si muovono seguendo l’indeterminismo dello zampillo delle fontane o il movimento delle nuvole, e a chi piace immaginarlo, i sorprendenti flutti marini. Nelle società aperte gli individui procedono come bambini con in mano una candela non riuscendo a vedere oltre quello che la luce di una candela offre, perchè li c’è buio. E come i bambini giovani ed inesperti possono sbagliare e prendere strade che scoprono chiuse. Ma questo non deve spaventare. Nelle società aperte si conserva sempre la libertà di tornare indietro e prendere un’altra via, sperando sia quella giusta.
Le società aperte sono le democrazie che si contrappongono ai totalitarismi (società chiuse) di destra e di sinistra, dove tutto procede in modo determinato e meccanicistico dalla culla alla tomba.
Popper lo sapeva bene per averli vissuti e subiti sulla sua pelle. E da questa tragica esperienza personale nascono alcune sue opere fondamentali nello studio delle democrazie e la sua critica allo storicismo. (On society and its enimis [Le società aperte e i suoi nemici] e “Of Clouds and Clocks” [Delle nuvole e degli orolog].
Voglio dire, un governo di destra, come di sinistra, può rappresentare una buona risposta per chi lo ha eletto, a condizione che la società conservi in se la libertà di scelta e che ci siano le condizioni affinchè una minoranza possa diventare successivamente maggioranza.