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“Codice breve del razzismo fascista”  scritto dal giudice Nicola Magrone, “non nasce dall’improvviso impazzimento di un giudice attratto dalla tentazione di farsi storico. Se così fosse, si tratterebbe di un pessimo servizio al mestiere del giudice e a quello dello storico. Esso nasce, invece, tutto dentro al sistema culturale e professionale di chi pratica il diritto; non a caso, il tema della ricerca è quello delle “leggi razziali” del fascismo, dell’ordinamento giuridico che le rese possibili e delle ragioni che, a loro volta, quell’ordinamento resero possibile. Cose tanto risapute quanto ignorate“.

In questa ricerca, il dott. Magrone constata la debolezza della cultura dominante, che analizza il totalitarismo sul piano meramente numerico-quantitativo circa i crimini commessi.

Questo restringimento dell’osservazione, induce l’osservatore all’autoinganno ed a trascendere ogni violenza nel “peggiore”, sempre rintracciabile nella storia dell’uomo, nell'”altro”, dimenticandosi molto spesso che la “fortuna” del fascismo e del nazismo, alcuni dei tanti volti della violenza, risiede proprio nella scarsa attenzione dei suoi avversari, che l’hanno osservata e considerata come una momentanea interruzione del corso della storia.
Le leggi razziali in Italia, furono il frutto di un simile atteggiamento, accompagnato da un clima culturale dominante, tollerante, benevolo, e a volte asservito allo stesso potere. Nel libro, arricchito dalla testimonianza di Elisa Springer, sopravvissuta ad Auschwitz-Birkenau, viene omesso deliberatamente “… quella che viene retoricamente e ad ogni pie’ sospinto evocata con l’abusato monito del “dovere della memoria”: si dice: “per non dimenticare”. Donde, il rituale del rito dovuto, della commemorazione occasionale, della cerimonia evocativa per anniversari”.
Ma tanto grande è il rischio di dimenticare che ci vorrebbe un anniversario di Auschwitz ogni giorno, come sostiene la stessa Springer, nel suo libro “Il silenzio de vivi”. Il “Codice breve del razzismo fascista”, rappresenta quindi un riferimento da tenere, consultare e frequentare, come si fa con le belle e dolci compagnie.

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