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Venerdì 30 marzo, al via la seconda edizione della giornata del digiuno nazionale per l’abolizione dell’ergastolo, organizzata dall’Associazione Liberarsi.
L’obiettivo è quello di sensibilizzare il nuovo Parlamento a pronunciarsi contro la pena dell’ergastolo. Una misura disumana che nega l’aspirazione universale degli uomini ad avere una speranza.
L’ergastolo è violenza e come tale, non può definirsi diritto solo perchè dentro un ordinamento giuridico.
In Italia sono circa mille e settecento le persone che attualmente scontano la pena dell’ergastolo. Alcuni nell’isolamento delle sezioni a 41 bis, altri nelle sezioni ad alta sicurezza, altri ancora nel sovraffollamento delle celle comuni.
Scrive Carmelo Musumeci (ergastolano), dalla sua cella.

“Per molti di noi non c’è più nessuna speranza, nessun futuro e nessuna compassione. Non c’è più nulla. Solo il dolore, perché il tempo passa e non abbiamo nulla da aspettare. Siamo destinati per tutta la vita a stare nell’ombra e a morire di vecchiaia murati vivi nelle nostre celle. Nel medioevo ti ammazzavano, ti cavavano gli occhi, ti tagliavano un braccio, ma il dolore non durava per sempre. Ora, invece, l’ergastolo è nello stesso tempo una pena di morte, una tortura e un dolore all’infinito. Un vero e proprio incubo a occhi aperti, da cui non è possibile svegliarsi. Sembra che gli uomini ergastolani siano umani azzerati, non più figli di Dio, ma figli della malvagità degli uomini. E, condannati ad essere cattivi e colpevoli per sempre, molti di noi vivono ormai una vita vegetativa, senza volontà, né desideri, né sogni.”

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