Puglia, Società di Navigazione a Vapore, Bari
Puglia, Società di Navigazione a Vapore – Bari

Nel 1879 la navigazione a vela era abbondantemente superata per i tempi e bisognava cambiare in fretta, modernizzando i legni e gli armamenti mercantili, passando dalla vela al vapore e dalla propulsione a ruota a quella ad elica, guadagnando in sicurezza e velocità. Solo così sarebbe stato possibile reggere la domanda, che si faceva sempre più intensa, e la concorrenza con le altre compagnie di navigazione, sia italiane, come i Rubattino di Genova e i Florio di Palermo, ma anche estere, soprattutto francesi, come la Société Générale de Transport Maritimes, la tedesca North German Lloyd Company e l’inglese Cunard Line. Inoltre, l’apertura del Canale di Suez avvenuta nel novembre del 1869 e il fervore per la costruzione del nuovo porto di Bari spinse i baresi a dotarsi di una propria Società di navigazione autonoma, che potesse far fronte al commercio con proprie unità, calmierare i noli ed evitare il trasferimento dei propri capitali verso altre città italiane o estere.

Purtroppo l’assenza di uno spirito associativo dei baresi consentiva a compagnie di navigazione e speculatori di lucrare sui noli, molto spesso più alti che in altri porti, per giunta, senza avere alcuna garanzia e sicurezza per le derrate trasportate.

Il peso dell’eredità feudale nel mezzogiorno si faceva sentire condizionando non poco l’ascesa della borghesia armatoriale e con essa quel rinnovamento dei sistemi culturali e produttivi propri dei paesi centro europei, come Francia e Inghilterra, che vivevano da tempo la rivoluzione industriale, accompagnata da processi di trasformazione politica e sociale. Tali nazioni avevano da tempo sviluppato una potente marina mercantile, considerata universalmente uno strumento necessario per il commercio, accentuarono la loro presenza dove il movimento mercantile era più fiorente, come avveniva nei porti di Napoli e Gallipoli.

La carenza di un sistema mercantile efficiente in grado di reggere la domanda del movimento merci, consentì alla società di navigazione a vapore genovese “Peirano Danovaro & C.” di avere il monopolio del commercio pugliese, approfittando del fatto di essere la sola a toccare il porto di Bari. Divenne persino dispotica e prepotente verso i commercianti baresi, esigendo per il trasporto delle merci per Venezia e Trieste, e viceversa, porti con i quali i commercianti baresi avevano fitti scambi commerciali, fino a 50 o 60 lire a tonnellata, quando invece per tratte simili si pagava al massimo dalle sei alle otto lire. Accadeva talvolta che i commercianti baresi implorassero la società genovese, pur di vedersi effettuare le prestazioni. 

Tuttavia l’approdo dei piroscafi esteri nel porto di Bari fu un esempio per i baresi, spingendoli a mettersi insieme e dotarsi di una propria compagnia di navigazione a vapore che superasse i limiti insiti nel cabotaggio marittimo a vela, che la marineria barese effettuava lungo il mediterraneo, dapprima su pielaghi e trabaccoli e successivamente su golette e brigantini.

Nei primi anni dell’Ottocento il settore armatoriale era in grande fermento. L’innovazione nei sistemi di propulsione era già utilizzata dalle marinerie mercantili europee con l’introduzione del vapore al posto della vela, e successivamente la propulsione dell’elica al posto della ruota, grazie alla scoperta di Josef Ressel, ispettore forestale della Marina Imperiale Austro-Ungarica, il quale per primo la applicò, dopo alcuni tentativi falliti, facendo navigare il piroscafo “Civetta” nel Golfo di Trieste.

Nel gennaio del 1869 con una lettera aperta ai commercianti della provincia di Bari, alcuni imprenditori baresi denunciavano lo stato di languore e d’inerzia in cui giaceva la marina mercantile barese, costretta ad abbassare i pennoni delle proprie navi, rese inoperose dal superbo cammino delle navi a vapore, che, ogni giorno di più, sottraeva merci e lavoro alla marineria barese, un tempo florida.

Fatto sta che dopo alcuni tentativi infruttuosi da parte di gruppi imprenditoriali baresi, nel 1872 la Camera di commercio di Bari, interpretando l’esigenza di dotare la città di una propria compagnia di navigazione che potesse calmierare gli esosi noli che praticavano le altre compagnie che operavano quasi in regime di monopolio, ma anche per stimolare ed incentivare i commercianti e imprenditori baresi a mettersi insieme per dar vita ad una società di navigazione a vapore, stanziò nel suo bilancio un premio di 5 mila lire a favore di chi avesse per primo nelle Puglie acquistato un battello a vapore e stabilito un servizio regolare di trasporto.

Nel frattempo il nuovo porto mercantile di Bari, da poco terminato, dopo lunghe vicissitudini, tra sospensioni e riprese dei lavori, si vide frequentato da piccole imprese di navigazione, soprattutto austro-ungariche, che con piccoli battelli a vapore iniziavano il cabotaggio nei porti dell’adriatico. Una di queste faceva capo a N. Baccich di Fiume, agente in Bari era il Cav. Cesare Narducci della Thomas Wilsens Sons e C., società di navigazione a vapore, che faceva cabotaggio tra i porti di Bari, Brindisi, Molfetta e Barletta, giungendo fino a Venezia e Trieste con due piccoli piroscafi di cui uno, il “Liburno”, sarebbe diventato il primo piroscafo della marineria barese a vapore, nonostante si fosse arenato nel porto di Molfetta per una errata manovra. Ma dopo essere stato recuperato e sistemato venne rimesso in condizioni di riprendere il mare.

In tale contesto economico e sociale il 28 maggio 1875 un gruppo di imprenditori baresi, tra cui il capitano Marco Sbisà originario di Trieste e l’agente marittimo Cesare Narducci, con atto del notaio Giuseppe Preite,  registrò la “Prima Compagnia Barese di Navigazione a Vapore” in Bari, la quale acquistò e armò il piroscafo a vapore “Liburno”, incassando il promesso sussidio di 5 mila lire della Camera di Commercio di Bari.

Il piroscafo, costruito per conto dell’armatore Baccich nel 1870 nei cantieri “Schlick” di Fiume venne ribattezzato con orgoglio “Bari”, mentre dai baresi era chiamato familiarmente col nomignolo “U Baricch”. 

Il piroscafo “Bari” venne posto in servizio lungo l’Adriatico, toccando i porti di Bari, Venezia, Trieste, Brindisi, Monopoli, Molfetta e Bisceglie. 

Con una propria compagnia di navigazione i commercianti baresi, presero coraggio sapendo di poter disporre di un piroscafo a vapore e contenere così la prepotenza delle compagnie di navigazione che operavano in Puglia, ed in particolare della “Peirano & Danovaro” di Genova, che imponeva un nolo di trasporto di 60 lire a tonnellata per la tratta da Bari ad Ancona, quasi il doppio di quello da Bari a Trieste.

Tommaso Columbo, membro della Camera di commercio di Bari, nella tornata del 24 giugno 1875, pur compiacendosi per il primo piroscafo di Bari, esprimeva comunque seri dubbi che ciò bastasse a sottrarre il commercio barese dal giogo delle compagnie di navigazione estere, e proponeva che il sussidio dovesse imporre alla compagnia barese appena nata, anche l’obbligo di costruire o acquistare un secondo piroscafo. La proposta non attecchì, anche perchè il consigliere della Camera di Commercio Favia, fece osservare che il sussidio serviva per incoraggiare l’iniziativa e che l’aumento delle unità sarebbe avvenuto naturalmente,  in seguito ai guadagni ricavati con il commercio che ne sarebbe seguito.

Infatti i profitti non tardarono ad arrivare e furono da subito notevoli. Il “Bari” si mostrò ben presto insufficiente a sostenere la mole di traffico marittimo, dal momento che quasi tutti i commercianti baresi che avevano sottoscritto la costituzione della “Prima Compagnia Barese di Navigazione a Vapore”, avevano rapporti commerciali lungo l’adriatico con l’Austria-Ungheria, e, Venezia e Trieste, erano i porti dove i pugliesi vantavano il maggior numero di “Maison” da tempo remoto.

L’esempio fu così efficace che immediatamente dopo, il Columbo, che da tempo progettava di impostare una nuova compagnia di navigazione a vapore con più larghe vedute ed un ristretto numero di azionisti che ne facilitasse la gestione, raccolse le dimissioni di Giuseppe Moscelli, capitano del piroscafo “Bari”, l’adesione di Giuseppe Scorcia, commerciante di coloniali con bottega in Piazza del Ferrarese 2 e di Nicola Pantaleo, anch’egli commerciante, e, dopo aver coinvolto gli industriali Marsteller e Zublin, agenti della Fred. Leyland e C., una società di navigazione a vapore tra Liverpool, Genova, Livorno, Napoli, Bari, Trieste, Venezia; della Real Compagnia Olandese di navigazione a vapore di Amsterdam; della Società  Lloyd Inglese per le perizie in caso di danni marittimi e dell’industriale Rakosi, tutti appartenenti alla generazione di imprenditori tedeschi giunti a Bari nella metà dell’ottocento, decisero di dar corso al progetto di fondare una nuova società di navigazione a vapore.

Per questo nel 1875 fu lanciata dapprima una sottoscrizione di un milione di lire, ma non ebbe successo. Subito dopo venne riproposta riducendola a 300 mila lire, venendo accolta dall’imprenditoria barese. Il capitale in breve tempo raggiunse la somma di 1 milione e così, il 9 febbraio 1876, fu costituita in Bari, con atto del notaio Michele Attoma, ed approvata con R.Decreto del 25 luglio 1876,  la Società anonima di Navigazione a Vapore “Puglia” con capitale sociale di 1 milione di lire. L’agenzia era in via Roberto da Bari, 26 a Bari.

Il consiglio di amministrazione era composto dal Presidente Cav. Alberto Marstaller, consigliere: Carrassi Michele, Liebe Maurizio, Manzari Vito di Mauro, Sapper Gustavo, Scorcia Giuseppe di Leonardo e Zonno Salvatore. 

Una delle prime operazioni da compiere per la società di navigazione a vapore “Puglia” dopo la sua costituzione, era quella di procedere all’acquisto di alcune unità per iniziare a dar corso alle attività mercantili istituzionali. Per questo il Consiglio di amministrazione incaricò Giovanni Pantaleo, azionista della società e commerciante molto presente sulla piazza di Venezia, assieme al presidente Marstaller, di recarsi in Inghilterra, per acquistare un piroscafo di seconda mano in buone condizioni. A Londra fu acquistato il “Fifeshire” di 456 tonn.s.l. e 340 cavalli vapore, costruito nel 1873 nei cantieri navali di Kirkcaldy in Scozia, a cui venne dato il nome di “Peuceta”.

I viaggi del Peuceta nel volgere di alcuni mesi produssero così tanti guadagni che la società Puglia decise di acquistare altro materiale navigante.

Ancora una volta ad occuparsene fu Giovanni Pantaleo. 

Attraverso l’intermediazione dei Sigg.ri Moss di Londra nel gennaio 1877 venne acquistato il “Sophie Jobson”, un piroscafo ad elica in ferro di 578 tonn.s.l. e 300 cavalli di potenza, costruito nel 1873 nei cantieri navali di Sunderland nella contea di Durham, Inghilterra nord-orientale, a cui venne dato il nome di “Fieramosca”.

In aprile dello stesso anno, con la stessa procedura venne acquistato il piroscafo “Student”,  di 727 tonn.stazza lorda, costruito dalla Thos. & Jas. Harrison di Liverpool nel 1871 e ribattezzato “Messapo”.

La società cresceva, gli affari si sviluppavano al punto tale che nel maggio del 1878 la “Puglia” ordinava ai cantieri inglesi di Paysley la costruzione di un nuovo vapore in ferro di 455 tonnellate s.l. e una potenza di 222 cavalli indicati cui venne dato il nome di “Dauno”.

La marina a vapore in Puglia era ormai un realtà e godeva del pieno appoggio, non solo dell’opinione pubblica, ma di tutti i commercianti della città di Bari e dell’intera Puglia.

La flotta costituita poteva intensificare i consueti viaggi nel mediterraneo toccando i porti di Venezia e Trieste con i quali i baresi commerciavano con molta frequenza da sempre, e settimanalmente, toccare i porti di Cette (attuale Sete), Marsiglia, Nizza, Genova, Bisceglie, Trani, Molfetta, Barletta, Napoli,  Messina, Catania, Taranto, Gallipoli, Brindisi, Spalato, Vatlona (attuale Valona), Lissa, Durazzo e Corfù.

Anche la Camera di commercio di Bari fece sentire la sua presenza promettendo di sovvenzionarla con un premio di 25 mila lire per quattro anni.

Nel frattempo la “Prima Compagnia Barese di Navigazione a Vapore” falli.

Con la nascita della Società di Navigazione a Vapore “Puglia”,  la società genovese “Peirano &  Danovaro”, per battere la concorrenza dei baresi abbassò i prezzi dei noli del 40 per cento. Ma nonostante il ribasso i commercianti baresi per spirito meramente campanilistico restarono fedeli a “Puglia”. preferendo pagare noli di 2,5 lire a quintale alla società barese piuttosto di 80 centesimi alla “Peirano & Danovaro”.

La presenza di una nuova marineria a vapore che sostituì interamente i vecchi trabaccoli a vela portò notevoli vantaggi al commercio barese, ma anche a quello dell’entroterra che del porto di Bari ne aveva fatto un punto di riferimento per esportare la produzione di cereali, vino, olio, mandorle, candele, botti da vino e bottiglie bordolesi, nei porti del mediterraneo e sui mercati internazionali attraverso viaggi transoceanici grazie ai piroscafi a vapore. Basti pensare che nel decennio che va dal 1873 al 1883 i navigli entrati nel porto di Bari passarono da 590, per un totale di 142 mila tonnellate di stazza, a 977 navigli con 290 mila tonnellate di stazza. Nel triennio 1879 – 81 si ebbe un movimento complessivo di merci in arrivi e partenze di oltre 2 milioni e 220 mila tonnellate mentre l’esportazione nel 1883 era salita a circa 105 milioni.  

La conseguenza di tale incremento commerciale portò, attraverso la Dogana di Bari, a versare nelle casse dello Stato 2 milioni e 90 mila lire nel 1879, 2 milioni 111 mila 890 lire nel nel 1880 e circa 3 milioni di lire nel 1881.

Con il continuo prosperare della società Puglia, che ormai solcava il mediterraneo, toccando i porti di Venezia e Trieste, Cette e Marsiglia, trasportando i prodotti tipici di puglia, si rese necessario rafforzare la flotta mercantile. Fu così che nel 1880 la società ordinò presso i cantieri navali di Low Walker di Newcastle on Tyne, in Inghilterra, la costruzione del piroscafo “Barion” di 1067 tonnellate di stazza lorda e 400 cavalli di potenza, che gli permettevano di raggiungere la velocità massima di 11.2 nodi. Il Barion era l’unico piroscafo in adriatico ad avere la prora “a veliero” con tanto di bompresso.

Il successo dell’imprenditoria armatoriale barese spinse la Società di Navigazione a Vapore “Puglia” a sollecitare la costruzione nel porto di Bari di un suo pennello, il molo sporgente o San Vito, dove aveva sede la Capitaneria di Porto, affinchè divenisse il luogo di attracco dei numerosi piroscafi a vapore della società.

Per queste ragioni quel molo venne chiamato anche, molo Puglia.

La società di Navigazione Puglia assumeva sempre più un ruolo di primo piano nella vita economica e sociale della provincia e nel contempo rappresentava un riferimento istituzionale per il valore patriotico che esprimeva, tantè che nel 1882 in occasione della morte di Garibaldi mise a disposizione di una delegazione del comune di Bari e della Camera di Commercio di Bari, un piroscafo a vapore per il pellegrinaggio a Caprera alla tomba dell’Eroe dei due mondi.

Sull’onda dei successi di “Puglia”, sorsero altre compagnie di navigazione, mosse dal desiderio di emulare la grande compagnia barese. Tali armamenti contribuirono non poco allo sviluppo economico della Puglia che portava così i suoi prodotti sui mercati del Sud est d’Italia ma anche del nord europa attraverso i porti di Cette, Marsiglia, Venezia e Trieste.

Una di queste compagnie di navigazione venne fondata il 1888 e si dette il nome di  “Adriatica”. Sorse con la fusione della famiglia Giotta, originaria di Genova, e della ditta “Leopoldo Scorcia & Figli”. Questa armò i piroscafi “Camilla”, “Europa”, “Asia” e “America”. Il suo presidente fu il senatore Giuseppe Sagarriga Visconti. 

I colori di bandiera della compagnia impressi sui fumaioli era una stella a 5 punte bianca in campo celeste. 

La società Adriatica si occupava prevalentemente del trasporto di prodotti tipici pugliesi come il vino, mandorle e olio, collocando questi prodotti in tutti i porti del mediterraneo. A cavallo dei due secoli tra ottocento e novecento, l’armatore barese Vincenzo Granata proseguì l’impresa della compagnia di navigazione Adriatica che si sciolse nel luglio del 1886, rilevandone i piroscafi e acquistandone altri tre: il “Mario” il “Lina” e l’“Olga”, tutti adibiti a trasporto merci nel mediterraneo. 

I colori di bandiera della compagnia di navigazione era una fascia bianca con impressa una “G” in nero posta su un fondo nero.

Il piroscafo “Mario” fu costruito nel 1870 della compagnia di navigazione “Engles Line” col nome di “De Ruyter”. Nel 1873 fu acquistato dalla Royal Mail Steam Packet Co.e rinominato “Larne”. Nel 1900 fu venduto all’Italia e chiamato “Little Mary” ma con il successivo acquisto dell’armatore barese Vincenzo Granata nel 1901, prese il nome di “Mario”. Un piroscafo di 1725 tonnellate di stazza lorda, 1137 netto, potenza nominale 135, indicati 810.

La Società Anonima di Navigazione a Vapore “Puglia”, nel 1891 estese le sue rotte commerciali di merci e passeggeri tra Genova, Napoli e il Sud America. Tra il 1902 e il 1904 la compagnia effettuò con i suoi piroscafi sei viaggi dai porti italiani a New York per il trasporto di emigranti. Questi furono probabilmente sotto contratto con l’agente di emigrazione E. Saviotti di Genova coprendo un periodo tutto sommato breve della sua storia, dal momento che i servizi passeggeri per il Sud America cessarono nel 1902 e la compagnia si concentrò unicamente sui servizi postali e sul trasporto marittimo lungo le rotte del Mar Adriatico e del Mar Tirreno.

“Puglia”, Società Anonima di Navigazione a Vapore con sede in Bari, nel 1936 venne Incorporata per fusione alla neonata Compagnia di Navigazione Adriatica, con sede a Venezia.

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