La città di Modugno eriga una statua a Franco Casavola, eclettico compositore, direttore d’orchestra, pubblicista, musicologo ed esponente di spicco del Futurismo Musicale Italiano.
In Italia, nella quasi totalità delle città, paesi o piccole frazioni, esiste una statua o monumento per ricordare donne e uomini che nella loro vita si sono distinti in un campo dello scibile umano. Talenti, che per le loro opere, hanno dato lustro ad una comunità e pertanto meritevoli di essere ricordati. Una statua o un monumento come omaggio alla memoria ad un illustre concittadino, ha in sé un valore etico ed estetico che mantiene nel tempo una carica emotiva e simbolica intensa e nello stesso tempo rappresenta un legame indissolubile con la comunità.
Modugno ricorda Casavola per aver intitolato una Scuola, una Piazza e una Banda musicale. Manca però una statua, un monumento.
Erigere un monumento, afferma lo storico Alessandro Barbero, è un atto intenso di significato, lo si fa nel presupposto che esso incarni qualcosa di condiviso. Che lo si chiami memoria, identità, storia o valori, si sta comunque dicendo, quando parliamo delle statue o monumenti dedicati agli individui, che tale figura è un modello di riferimento riconosciuto da tutta la comunità.
La città di Altamura per esempio, onora il suo musicista Francesco Saverio Mercadante, con una statua; Bitonto lo fa con Tommaso Traetta (compositore), mentre Bari con Niccolò Piccinni; Barletta con il pittore De Nittis nei giardini De Nittis; Mola di Bari dedica un teatro a Niccolò van Westerhout e così via. Questo accade perchè niente è più rappresentativo della memoria di quanto non sia un monumento commemorativo. Se questo è vero, ed è senz’altro vero, è auspicabile che la Città di Modugno eriga una statua al concittadino Casavola per riconoscerne il valore culturale espresso e ricordarne la memoria.
Per questo è necessario firmare l’appello e “convincere” l’amministrazione comunale ad erigere una statua in memoria di Franco Casavola. La figura di Franco Casavola merita un posto di rilievo nella storia della comunità modugnese quantomeno pari alla notorietà che gode in ambito nazionale. Per questa ragione andrebbe commemorata con segni più incisivi e con maggiore visibilità di quanto essa attualmente non lo sia. Ma forse è solo “distrazione”. Se così fosse, diventa ancor più cogente la necessità di divulgarne la sua memoria di compositore, direttore d’orchestra, pubblicista, musicologo, ed esponente di spicco del Fururismo musicale italiano, partendo proprio da Modugno, la sua città natale.
Dobbiamo recuperare il tempo perduto perchè se le cose dovessero restare così come sono, perpetueremmo un inconsapevole misconoscimento nei confronti del Maestro, che si tradurrebbe di fatto in un torto immeritato nei suoi confronti e un danno perenne alla Storia e alla Cultura della Comunità modugnese.
Al contrario. Servirebbero invece azioni di valorizzazione delle sue opere, istituendo per esempio, un “Premio Casavola” (Casavola Award), da inserire all’interno di un Programma culturale modugnese, come evento annuale internazionale. Una sorta di festival indipendente, aperto e partecipativo composto da un’intera settimana, la “Settimana Casavola“, ricco di eventi celebrativi, ma anche momenti di riflessione sulla produzione artistica del compositore e sul suo lascito artistico di rilievo internazionale, in un periodo di grandi cambiamenti sociali e culturali.
A parte gli intellettuali di professione o i cultori della materia che ben conoscono il suo valore, soprattutto in ambito musicale, i più, anche a Modugno, ignorano l’importanza culturale delle sue opere e il lustro che ha dato e continua a suscitare in campo musicale e letterario. Casavola ha rappresentato un punto di rottura con la tradizione culturale, e quindi simboleggia un’autentica novità in campo musicale internazionale, che si è espresso e subliminato con la sua adesione al Movimento Futurista di Marinetti sin dalle sue origini.
E’ risaputo che le casse comunali non sono mai gonfie a tal punto da eccedere gli impegni assunti e le cose da fare peraltro, più importanti di una semplice statua, non mancano. Però, se il problema sono le finanze, possiamo rimediare e pensare per esempio di finanziare la realizzazione della statua, destinando una percentuale del costo complessivo di un’opera pubblica, integrandolo, se serve, con con un finanziamento collettivo (crowdfunding). A tal proposito, ricordo che è ancora vigente una legge dello stato che consente di realizzare un’opera d’arte pubblica destinando una percentuale del costo complessivo dei lavori. Se così fosse, si potrebbe indire un bando internazionale aperto alla partecipazione di scultori di tutto il mondo, e, attraverso un comitato ad hoc composto da tecnici, intellettuali e personalità del mondo della cultura presieduto dall’Ente comunale, seguirne l’iter, dal bando alla realizzazione.
Si può fare ed è alla nostra portata. Basta solo che la politica alzi la testa e allunghi lo sguardo.
L’invito è quindi a firmare e diffondere la petizione affinchè i decisori (Sindaco Nicola Bonasia, Assessore alla Cultura e Istruzione Antonio Alfonsi, Assessore ai Lavori Pubblici e vice sindaco Giuseppe Montebruno e alla Giunta comunale tutta), approfondiscano la biografia di Casavola per cogliere fino in fondo il suo valore e realizzare una statua alla memoria, come segno di riconoscenza del valore espresso dall’illustre concittadino.
Franco Casavola, all’anagrafe Francesco, in casa Bebè, nacque a Modugno il 17 luglio 1891 da Giovanna Russo e dall’avv. Donato Casavola. Visse per qualche anno a Modugno in Corso Vittorio Emanuele e, dopo le seconde nozze materne con Francesco Suglia, si trasferì a Bari, dove visse dapprima in Via Carruba e successivamente in Corso Sonnino.
Compositore e critico musicale, allievo a Bari di Pasquale La Rotella e a Roma di Ottorino Respighi presso il Conservatorio di Santa Cecilia, aderì al movimento futurista, di cui a partire dal 1924 scrisse cinque manifesti (“La musica futurista”, “Atmosfere cromatiche”, “Sintesi visive”, “Versioni scenico-plastiche”, “Teatro degli attimi dilatati”).
Per il suo carattere vivace e romantico mostrò sin dai primi anni una viva passione per l’arte dei suoni e quando il padre progettava di fare del figlio un buon magistrato, Franco Casavola, pur frequentando il liceo, cominciò a prendere lezioni di musica da Pasquale La Rotella.
Appartengono a questa esperienza le musiche per gli intonarumori, gli strumenti ideati da Luigi Russolo e altri lavori (La danza dell’elica e il balletto Fantasia meccanica).
Dopo il 1927 si allontana dall’indirizzo futurista, avvicinandosi al gusto post-verista, mostrando qualità sempre più liriche e raffinate con opere quali Il Gobbo del califfo (1929), Le astuzie d’amore (1936) e Salommbò (1948), oltre a pezzi orchestrali e musiche da film.
Tutto ciò si inserisce in continuità di un percorso di valorizzazione intrapreso dalla famiglia nel 1994 con la donazione della documentazione pubblica e privata di Casavola alla Biblioteca provinciale De Gemmis ora Biblioteca della città metropolitana di Bari. Il patrimonio documentale del resto, era già stato riconosciuto di interesse storico dalla Soprintendenza Archivistica per la Puglia, emesso il 15 maggio 1980. Un prestigioso riconoscimento di cui tutti dovremmo esser fieri.
Ma ecco come si descrive (Casavola visto da Casavola), in un sintetico ma puntuale profilo biografico, rispondendo probabilmente ad una precisa richiesta dell’amico, in una lettera del 1924 inviata all’editore Rodolfo De Angelis, riportata nel poderoso lavoro di risistemazione documentale dei “diari” compiuto dalla ricercatrice Antonella De Lucia ne “I diari del giovane Casavola 1914-1916“, Salento Books, 2018.
Egregio Sig. De Angelis,
rispondo con qualche ritardo alla Sua gentilissima lettera del 3 luglio, causa la mia lontananza da Milano.
Ecco i dati che Le occorrono.
Sono nato a Modugno (Bari) il 13 luglio 1892.
Per I’opposizione dei miei, cominciai a studiare musica molto tardi, dopo aver terminato gli studi liceali e quando ero per iscrivermi alla Facoltà di legge.
Mio primo maestro è stato Pasquale La Rotella, allora direttore della Schola Cantorum di S. Nicola di Bari.
Dopo qualche tempo, passato il maestro La Rotella, dall’insegnamento alla direzione orchestrale, venni a Milano, dal maestro Luigi Mapelli, che dovetti, tuttavia, dopo poco abbandonare, per le enormi diversità di vedute e per consiglio del Mapelli stesso che, né poteva modellarsi alle mie idee, né voleva, nella Sua rettitudine, impormi le sue.
Tornai con La Rotella, facendomi scritturare come sostituto nei teatri in cui era chiamato a dirigere e, mentre continuavo alla meglio i miei studi, intrapresi, di mala voglia, la carriera teatrale. Ma ero ossessionato dalla idea fissa della mia impreparazione. Esageravo la mia ignoranza e le difficoltà della via intrapresa. Era anche il periodo della malattia wagneriana, che tutti i musicisti hanno attraversato. Soffrivo di allucinazioni e mi sembrava di cadere sempre più in basso.
Una scrittura del maestro La Rotella all’ estero, obbligandoci una seconda volta a dividerci, pose fine a questo terribile stato di cose.
Andai a Roma e nel maestro Ottorino Respighi trovai finalmente il mio salvatore.
Avevo appena terminato i miei studi quando sopraggiunse la guerra. Ero stato interventista, fra i primi. Ed ho fatto la guerra, in fanteria. Sono stato ferito due volte, alla testa ed alle gambe, sulle Tofane nel 1916 e sul monte S. Gabriele un anno dopo.
Ho scritto un libro sulla guerra: ll diario di Leonardo Cottres, pubblicato in parte, a brani, su alcune riviste, prima di riunirlo in volume.
Un altro mio libro: Avviamento alla Pazzia, è apparso da poco per i tipi Ed. Futuriste di Poesia e ne ho un altro, di novelle, in preparazione. Ho tenuto per due anni, sino alla morte del giornale, la critica musicale del =Corriere delle Puglie=. Ho scritto articoli per riviste e giornali ecc. Prossimamente, a cura del Movimento Futurista, appariranno i miei manifesti su La musica futurista, Le sintesi visive della Musica, Le atmosfere cromatiche della Musica e Le versioni scenico-plastiche, in collaborazione con S. A. Luciani e A. G. Bragaglia e su L’Opera in musica.
La mia produzione musicale, in gran parte inedita, va tutta compresa nel periodo 1920-1924, poiché dei lavori scritti o iniziati prima della guerra, molti ne ho distrutti e gli altri che rimanevano ho dovuto rifarli o completare in questi ultimi anni.