Erano circa le 11, attesi alcuni minuti fumando una sigaretta. Il lenzuolo era ancora lì, segno che tutto era tranquillo. Mi guardai intorno, non c’era nessuno. Tirai un lungo respiro, mi alzai e mi incamminai lungo la Bernauer strasse verso l’incrocio con la Brunner strasse.
Fatti alcuni isolati individuai la taverna. Il luogo stabilito per il primo incontro. Entrai. Avevo il cuore in gola. Mi avvicinai verso il bancone della mescita. Un gruppo di anziani discuteva animatamente davanti ad un boccale di birra semivuoto. Più in là, oltre una porta ad arco, una seconda sala molto più grande ed affollata.
Quasi tutti i tavoli erano occupati. Quelli del bancone mi guardarono, come a chiedersi cosa ci facesse una giovane donna a quell’ora in una taverna. Un gruppo di giovani, vecchi e bambini seduti ad un tavolo sul lato sinistro in fondo al salone, mi osservava in silenzio col fiato sospeso, seguendo con gli occhi i miei movimenti, senza distogliere lo sguardo. Non dovevo dare nell’occhio. Cercai di avere un comportamento il più normale possibile.
Con il “BZ am Abend” ben piegato sotto il braccio, in modo tale che le due lettere iniziali della testata del giornale fossero ben visibili, ordinai con voce alta, per farmi sentire da tutti, un pacco di fiammiferi. L’oste si voltò, prelevò i fiammiferi dallo scaffale mentre io ne approfittai per lanciare un’ultima occhiata alla sala.
Alcuni, nonostante la rapida occhiata mi sembrò di individuarli nei loro visi pallidi e silenziosi. Immobili come statue.
Pagai, presi la bustina dei fiammiferi, ringraziai l’oste a voce alta, e, lentamente, mi avviai verso l’uscita facendo in modo che le persone presenti in sala mi vedessero bene. Mi augurai che i due segnali, quello del giornale e dei fiammiferi fossero stati notati e compresi da tutti.
Fatti due o trecento metri, attraversai la strada, passando dall’altra parte. Mi voltai lentamente guardando in direzione della taverna. Non vidi nessuno, segno che tutto era tranquillo.
Più in la mi fermai nuovamente fingendo di osservare la finestra di un palazzo. Con la coda dell’occhio notai un gruppo di persone che lasciava la taverna dirigendosi verso di me. A quel punto pensai che i due segnali erano stati colti e il gruppo dei fuggiaschi mi stava seguendo. Segno che tutto procedeva secondo il piano. Tirai un lungo sospiro di sollievo.
Nonostante il gruppo fosse lontano, riuscii a capire che si trattava di Peter, l’amico universitario di Mimmo e Gigi e la sua famiglia.
Quella che sospingeva il carrozzino con una bimba piccola doveva essere Evelyne, mentre Peter e sua madre la seguivano.
Mi allontanai di un centinaio di metri e ogni tanto mi fermavo facendo finta di guardare il civico dei palazzi per prendere tempo ed approfittare per scrutare la strada alle mie spalle. Ad un certo punto notai una giovane coppia, anch’essa con una carrozzina, che si dirigeva verso il numero 7 della Schonholzer Strasse. Era il secondo gruppo di fuggiaschi della prima taverna. Respirai profondamente ancora una volta.
La strada era deserta. Non avevo visto neanche un poliziotto di frontiera. Eppure sapevo che pattugliavano frequentemente la zona di confine del settore.
Raggiunsi nuovamente il campetto da gioco e mi sedetti sulla panchina volgendo lo sguardo al palazzo di fronte altre il muro. Mi accertai che il lenzuolo bianco fosse ancora appeso. Lo era. Segno che tutto procedeva per il verso giusto e che non era insorto nessun problema.
Ancora un lungo sospiro di sollievo. Le “talpe” a breve, avrebbero accolto i primi fuggiaschi.
… continua