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Sabato 31 agosto, c’è stata  l’inaugurazione dell’Area Archeologica della Sala Multimediale di Palazzo Santa Croce, dopo la campagna di scavi, recupero e messa in sicurezza delle emergenze storico-culturali.

Il progetto di recupero del Polo Culturale di Santa Maria della Croce, finanziato con fondi rivenienti dall’Accordo di Programma Quadro rafforzato “Beni e Attività Culturali” FSC 2007/2013 – CIPE 92/12, è stato eseguito dall’impresa De Marco Srl, sotto l’egida del responsabile dei lavori pubblici Ing. Franco Bruno, del progettista Arch. Donato Dinoia e del direttore dei lavori Arch. Michele Petruzzelli

Gli affascinanti ambienti ipogei portati alla luce, assieme alle pavimentazioni basolate risalenti ad epoche diverse, ai canali di scolo delle acque, cisterna e scale di accesso che conducono all’interno delle cavità, snodandosi in percorsi sotterranei, in parte percorribili, sono stati resi tutti praticabili e fruibili al pubblico.

Si tratta, come è stato detto durante la presentazione, insieme ad alcuni reperti, di ritrovamenti risalenti – secondo valutazioni degli archeologi – a periodi antecedenti all’edificazione del monastero delle Benedettine Olivetane del 1618, oggi sede del Palazzo comunale, databili in alcuni casi anche al secolo 1300, rispetto ai quali l’Amministrazione Magrone ha voluto non solo fossero conservate e valorizzate, ma allo stesso tempo fruite, da studenti, ricercatori, archeologi o semplici cittadini che, per ragioni diverse, intendono conoscere le emergenze storico-culturali portate alla luce, per studiarne le tecniche di costruzione, le architetture e le funzionalità legate alla vita delle persone.

Insomma, un passato che nei secoli si è sedimentato viene portato alla luce e diventa così parte integrante della coscienza collettiva di questa comunità e che oggi, dopo i lavori di recupero, possono essere visti e apprezzati.

Con l’aggiunta di un’altro gioiello di famiglia e il protocollo d’intesa appena siglato tra l’Amministrazione comunale e la Soprintendenza ai Beni Culturali, è possibile pensare e puntare sulla valorizzazione e promozione culturale, ambientale e turistica del ricco e importante patrimonio territoriale ecomuseale diffuso sul territorio che si è determinato, assieme al Casale di Balsignano, rara e preziosa testimonianza dei numerosi villaggi che tra il X e XI secolo popolavano il paesaggio rurale in terra di Bari, recentemente anch’esso recuperato e reso fruibile, il Villaggio Neolitico, il sistema delle Lame, del bosco, ma anche architettonico, quali chiesette e piccoli casali sparsi come il Casale della Marchesa, favorendo la generazione di economie distrettuali, promuova e valorizzi l’intero sistema ambientale e culturale. Per questo è necessario un approccio cooperativo su scala territoriale che implica la messa in rete di attori, risorse e competenze scientifiche specifiche, finalizzata all’attuazione di programmi di interventi orientati alla valorizzazione integrata del patrimonio, alla costruzione di collegamenti qualificati con il contesto territoriale, alla mobilitazione del sistema produttivo ed alla promozione di forme evolute di gestione a livello territoriale delle risorse ambientali e culturali.

Un  Sistema così definito, pensato come aggregazione di risorse ambientali e culturali del territorio, se  adeguatamente organizzate e gestite in ragione della capacità di promuovere percorsi di valorizzazione, sviluppo e cooperazione  interistituzionale, è capace di attivare percorsi avanzati di attrattività regionale e internazionale, anche attraverso la crescita e la qualificazione dei flussi turistici.

Assenti le minoranze, compatte nel disertare un momento di alto valore sociale ed istituzionale, ma anche simbolico. Che pena!

Forse uno schiaffo al sindaco Magrone, sentito però, come un’offesa e pugno nello stomaco alla città.

E’ proprio il caso di evocare l’adagio popolare “U-acìidde pissce u lìitte e u cule iàve mazzate” (L’uccello piscia il letto [Magrone] ed il culo prende le botte [i cittadini]).

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