Le emergenze ambientali, come il sistema delle Lame e delle aree archeologiche, i boschi, i muri a secco, le architetture rupestri e urbanistiche, le chiese e chiesette, i piccoli casali sparsi sul territorio, i palazzi, gli archi, le edicole, giusto per fare degli esempi, costituiscono il patrimonio materiale ed immateriale di una comunità che va preservato, valorizzato, tutelato, ma anche goduto.
In tale ottica, ogni “Progetto di valorizzazione”, laddove si intende realizzarlo, non può prescindere dal suo recupero e messa in sicurezza, perchè, ancor prima di promuovere un bene, è necessario assicurare l’incolumità di chi quel bene deve goderne, cioè le persone. Così come, è opportuno individuare un set di iniziative che, superando il limite oggettivo della netta separazione fra pubblico e privato, produca il risultato di un’aggregazione di valori e contenuti espressi dal territorio in un “continuum” funzionale che va necessariamente legato alle attività imprenditoriali e alla vita delle persone che quella comunità la costituiscono e l’alimentano.
Detto ciò, segnalo a chi ha la responsabilità gestionale del bene (struttura organizzativa del Comune di Modugno) e politica (Amministrazione comunale), ognuno con le proprie prerogative, lo stato di precarietà e pericolo per l’incolumità delle persone in cui versa l’Arco San Vito. Una volta che sovrasta un tratto viario nel centro storico di Modugno che connette Piazza Romita Vescovo e Via Demetrio Scura.