Il capo dello Stato Sergio Mattarella ha condotto in modo esemplare il primo dei due procedimenti formativi del #Governo. “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri …”. (art. 92 comma 2 cost.it.)
Questa fase preparatoria, lunga e laboriosa, si è svolta coinvolgendo tutte le componenti istituzionali e si è conclusa quando il presidente della Repubblica Mattarella, convinto che la personalità indicata avesse sufficienti possibilità di formare il nuovo Governo, ha conferito l’incarico al Prof. Giuseppe Conte.
Il Prof. Conte ha accettato l’incarico (con riserva) e quando a sua volta si è accertato di avere una maggioranza in #Parlamento, ha sciolto la riserva ed accettato l’incarico per la formazione del nuovo Governo.
In questa fase, come abbiamo avuto modo di vedere, il capo dello Stato ha avuto un ruolo fondamentale, esercitando fino in fondo e in modo scrupoloso il suo potere di impulso per la formazione del Governo, ma la sua attività si esaurisce nella scelta dell’incaricato.
Da questo momento in poi egli non può ingerirsi nelle valutazioni politiche e nelle determinazioni che spettano esclusivamente all’incaricato. Se lo facesse altererebbe il suo ruolo di imparzialità e “violerebbe l’ordine costituzionale delle competenze” afferma Fausto Cuocolo. E aggiunge che, il diritto a scegliere i ministri che meglio rispondevano alle valutazioni politiche dell’incaricato (Prof. Conte), anche in vista della successiva fiducia in Parlamento, rende “illegittima ogni pressione, o peggio imposizione, proveniente dal presidente della Repubblica nella scelta dei ministri”.
Il presidente della Repubblica ricevuta la lista dei ministri avrebbe dovuto procedere alla firma di nomina così come prescritto nella carta costituzionale (art. 92 comma 2 cost.it.) dove è scritto: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri.”
Sergio Mattarella non l’ha fatto!
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